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Cosa si vede? Le
comunità (regioni autonome) in rosso
contribuiscono al debito pubblico totale delle comunità per una
frazione superiore di quanto non contribuiscano al PIL totale. In termini di debito, "pesano" relativamente
rispetto all'insieme delle comunità, Queste sono, nell'ordine
decrescente di peso relativo, oltre a Catalogna e Valencia, anche
Castilla la Mancha e le Baleari. Fin qui, dunque, per quanto mal
argomentata, l'individuazione delle due comunità con maggiori problemi
non è scorretta. Tuttavia quel che manca di dire è che il
debito totale di 125 miliardi delle comunità autonome è solo una
piccola parte del debito totale della Spagna, che è di 643 miliardi. Vi
sono dunque altri 518 miliardi di debito della amministrazione pubblica
centrale spagnola, pari all'80,5% del totale. Il debito delle
comunità autonome è solo il 19,5% del debito totale, ed è pari
all'11,8% del PIL. E' dunque un po' difficile attribuire i
problemi del debito pubblico spagnolo ai quattro “discoli”. Ma è anche difficile attribuire i problemi
della Spagna al debito pubblico, che resta comunque nel 2010 il 60,5%
del PIL dentro Maastricht e meno
dell'austera Germania (che è all'83%). E veniamo ora all'aneddotica sugli “sperperi”. Il primo caso citato è “l'aeroporto
Castellón, inaugurato nel marzo del 2011 e costato 150 milioni di euro,
[che] non ha mai visto un aereo decollare o arrivare”. Ora può benissimo essere che questo aeroporto
sia una specie di TAV Val Di Susa, una cattedrale nel deserto. Ma
bisognerebbe fare qualche verifica, e argomentare, prima di sentenziare. Anzitutto, un aeroporto non si fa in un anno,
ed è dunque da qualche anno che l'operazione è iniziata. In un'epoca
dunque nella quale la Spagna era portata in palma di mano per il suo
bullicante sviluppo (quello stesso che, esplosa la bolla, l'ha ridotta
nello stato in cui è oggi). Ed ecco perché ancora non è operativo:
mancano i permessi governativi. Per volare, si sa, ci vogliono diversi
permessi. Ecco qua wikipedia: l'inizio dell'esercizio è
stato rinviato al 2012 per questo. Ma queste “infrastrutture” non erano proprio
quel tipo di investimenti che anche gli “austeristi” raccomandano come
accompagnamento alle misure restrittive per “favorire la crescita”? Il secondo caso aneddotico riguarda Castilla
La Mancha, per l'esattezza Toledo: un maxiospedale da 300 milioni fatto
da un grande architetto. Anche questo certamente non deciso ieri.
L'architetto è Álvaro Siza, definito “carissimo”. Forse il giornalista
non sa quanto sia l'ordine di grandezza dell'incidenza del progetto su
di una costruzione di questa entità: l'1%-2% è già tanto. Ecco qui sotto alcuni link sull'opera, considerata architettonicamente di importanza internazionale. Domusweb - Arkinetia - Arq - Labiennale - Admnetwork - Gerenshill - Archimodels E questo è El País: il progetto è del 2003, un momento completamente differente da oggi. la crisi era ancora lontana 5 anni. Ricordate cos'era e cosa si diceva della Spagna allora. E un'opera del genere il nostro giornalista la considera - apoditticamente - uno "spreco". Dovrebbe spiegarci perché 300 milioni per
un'ospedale di importanza nazionale e internazionale, 800 appartamenti
e 1.600 camere, dovrebbe essere “un lusso” per un paese che ha oggi il
60% del debito pubblico, e quando il progetto è stato varato, ne aveva
ancora di meno, per l'esattezza il 48,8%. Qui i dati storici della Spagna e
degli altri paesi UE. E non gli viene neanche in testa che forse il
problema delle comunità autonome non sono le spese, criticabili magari
quanto si vuole (ma a ragione veduta), programmate diversi anni fa, ma
il fatto che la recessione durissima
che ha colpito quel paese come altri ha ridotto il gettito tributario
e aumentato magari altre spese, quali ad esempio gli interessi (si veda qui
il ruolo degli interessi nel debito pubblico italiano). Ed ecco qui un economista francese dell'OFCE spiegare appunto
i problemi di gettito tributario delle autonomie spagnole. E non gli viene neanche in mente che mantenere dei progetti del genere è un modo per combatterla, la recessione. E che "spreco" sarebbe stato semmai interromperli, gettando alle ortiche i fondi già spesi (ammesso che contrattualmente una cosa del genere fosse stata possibile). E il nostro articolista luogocomunista in cerca di sensazione dimentica di dire che in Spagna c'è stata una bolla immobiliare, con conseguente problema di mutuatari insolventi. No, perché deve poter ripetere, come un
pupazzetto meccanico, il suo mantra: debitopubblico, debitopubblico,
debitopubblico. E per questo suo esercizio vacuo – ma non
privo di conseguenze sui lettori ignari - chi ti va a prendere di mira
il tapino? Proprio la Spagna e proprio un paio di giorni dopo che urbi
et orbi tutto l'orbe terracqueo ha proclamato con voce stentorea che il
problema di questo paese sono le sue Banche, cioè il debitoprivato,
debitoprivato, debitoprivato. L'articolista indubbiamente sui giornali scrive, ma non li legge. O, se li legge, non li capisce. ------------------------- Sul Corriere 23/07 un economista spagnolo dice invece le quattro banali verità sulla crisi spagnola (e non solo):
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Argomenti Cronologia
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